Questa storia di questo silenzio nasce dall’affermazione che fece una mia cara amica Ostetrica quando le chiesi di raccontarmi come donna qualcosa sulla menopausa.
Forse per mettermi all’erta perché evitassi di sottovalutare l’impatto che questa stagione della vita ha sulle donne, nel suo modo un po’ prussiano, mi rispose proprio in questo modo:
“Sappi che il silenzio delle mutande è terribile!”.
Questa saggia risposta ha avviato due ordini di considerazioni per me preziosissime e ovviamente una dipendente dall’altra nell’ordine che segue: le parole del sangue e il linguaggio delle mutande.
La nostra vita è pregna di attesa del sangue mestruale, momenti carichi di ansia, paura, eccitazione, gioia, terrore….
Traccia rossa, indiscutibile segno di qualcosa che sta ancora accadendo o che non accade più, presenza o assenza che significano molto per noi, giorno dopo giorno.
E’ vero: il sangue delle donne la dice lunga, colora tutto l’arco delle loro esistenze come inchiostro che racconta passaggi, ricalca dolori e piaceri, dipinge la vita e il suo ritmarsi ciclico, sa aprire varchi interiori di inestimabile valore.
Sempre sulle mutande fa la sua apparizione, questo sangue che è al contempo simbolo di vita e di morte.
Dal primo all’ultimo sangue le donne si cercano nelle mutande che parlano delle loro danze ovariche dipingendo di rosso i momenti di svolta ormonale ma attingendo ad un altro ampio vocabolario di umori, sfumature e percezioni per ogni giorno del ciclo fino a quell’ultimo giorno.
Fino a quando l’ultimo sangue, come un sospiro, ricamerà la chiusura del ciclo procreativo dando inizio, attraverso ad una fine, ad un nuovo tempo segnato dal silenzio, muto specchio di un vuoto per molte donne difficile da abitare.
Ma le mutande sanno parlare di tanto altro alle donne che le vogliono ascoltare, che vogliono ascoltarsi.
Lo scorrere più o meno ritmico di sensazioni che proviene dalla nostra Natura, come la chiamavano le nostre nonne, racconta la fertilità e l’infertilità, la salute e la malattia, la morbidezza umida o l’asciuttezza spigolosa, dolore e godimento, fino al disagio delle Nature che sbuffano per la convivenza con mutande sintetiche e jeans attillati.
Il perizoma invece tace, è una mutanda muta.
Che siano bianche o colorate, gli umori che emergono dal loro sfondo mi ricordano quelle tracce di te o di caffe al fondo della tazzina nella quali le fattucchiere leggono il destino.
Capisco che dopo tutto questo vociare il loro silenzio possa smarrire ma io lo voglio immaginare come ad un passa parola, come ad una consegna di potere al sentire della donna che, arrivata alla metà della sua vita, può essere in grado di parlare con il suo corpo con un linguaggio diverso, più diretto, più aperto, più autentico.
Invito perciò le donne spaesate dal silenzio delle mutande ad andare oltre e a levarsele, queste mutande silenziose, perché qualcosa di nuovo possa accadere, perché da laggiù, dopo il pianto, possa levarsi un canto….